Lagne e guaiti della sinistra stanno guastando la vittoria dell’antifascismo, non delle destre.
di Gianfranco Rotondi (Huffpost) –
Prepariamoci a un lunghissimo venticinque aprile, il più lungo dal 1945: pare che la sinistra formato Schlein punti le sue carte sulla data iconica, per scagliarla come un dardo sul governo più a destra di sempre.
Confesso di non aver mai programmato granché di celebrazioni il 25 aprile: vengo da famiglia antifascista a prova di bomba, padre socialista con fratelli comunisti, nonno materno licenziato dal lavoro perché non prese la tessera del fascio. A casa mia l’antifascismo era una carta di identità. Le celebrazioni no, quelle mi hanno sempre annoiato, di tutti i generi: militari, civili, politiche. Quest’anno naturalmente celebrerò solennemente il 25 aprile, a scanso di equivoci: andrò a Zurigo, ospite -pensate un po’- di una sezione di ‘fratelli d’Italia’, che ha unito me e il locale parlamentare del Pd (eletto all’estero) in un evento della comunità italiana. Giro il format ai colleghi di ‘fratelli d’Italia’, da qualsiasi storia vengano: serve una partecipazione sentita a una bella manifestazione, possibilmente diversa dalle parate e dai comizi a cui nel tempo è stata appaltata la ricorrenza (anche per inerzia del centrodestra, diciamolo).
Basterà a passare l’esame? No che non basterà: la sinistra continuerà a blaterare di fascismo, e potrebbe pure starci bene, stanti i risultati del Friuli, coerenti con tutti i sondaggi circolanti. Pare che gli italiani percepiscano l’allarme fascista come l’ammissione -da parte della sinistra- di non avere altro da obiettare al governo.
Va bene così, dunque? No, non va bene. Non va bene perché la destra di governo è la vittoria totale e definitiva dell’antifascismo, della Costituzione, della Repubblica. Lagne e guaiti della sinistra stanno guastando la vittoria dell’antifascismo, non delle destre. Il solo pensare che in Italia, dopo settantacinque anni, possa esserci un rischio fascista, basta a ridimensionare la portata della Liberazione, a renderla fragile, provvisoria. La propaganda del Pd fa male alle istituzioni almeno quanto la propaganda no vax in campagna vaccinale.
Né possiamo giustificare tutto ciò col fatto che per la prima volta c’è un premier di destra. Hanno fatto sempre così. Anzi, alla Meloni va meglio: i premier democristiani sono stati accusati persino della strage di piazza Fontana; Fanfani era detto il capo dei fanfascisti; Scelba veniva raffigurato a testa in giù; Andreotti veniva associato -senza ombra di indizio- a tutte le trame nere del globo.
La verità la spiegó Rocco Buttiglione nel 1995: ‘certa sinistra, persino democristiana, ha vissuto la rottura dell’unità ciellenista come uno sfregio della democrazia, quasi che essa non fosse possibile se non nell’unità di governo delle forze che hanno battuto il fascismo’. È quello lo snodo storico: il PCI visse la cacciata dal governo come un arretramento dal fronte antifascista, laddove al contrario essa segnava l’inizio del tempo della democrazia, caratterizzata da dialettica e non da consociazione.
Non stupisce che i nipotini di quella sinistra vivano come il massimo sfregio che al governo ci sia una leader di destra, e loro siano all’opposizione.